Presentati.
“Mi chiamo Salvatore Mamo, sono nato il 27/02/1945 e vivo a Siracusa dalla nascita, ho tatto gli studi nautici conseguendone il diploma, pratico il karate dagli anni sessanta e precisamente dal 1954, attraverso Beppe Panada mi iscrissi alla Aik conoscendo il maestro Shirai, e da allora pratico il karate con il maestro”
Un breve aneddoto durante la tua pratica. I momenti più importanti.
“Durante la pratica di insegnamento mi è capitato di insegnare a un ragazzo proveniente da altra Organizzazione con differente modo di praticare karate, riuscendo con pazienza e, in special modo tempo, a far capire l’essenza del karate tradizionale.
“I momenti più importanti sono stati la partecipazione al mio primo stage organizzato da Beppe Panada a Napoli, dove per la prima volta vedevo insieme una decina di maestri giapponesi, e il conseguimento del 1° dan, avuto dopo circa dodici ore di allenamento”.
La scelta di un’arte. Perché il karate? Il momento della scelta.
“Il karate iniziò per gioco; attraverso l’insegnamento del maestro Shirai diventò una cosa seria: per me è l’unica arte che pone l’individuo in continua sfida con se stesso, in quanto attraverso la concentrazione regola il movimento del corpo, modellandone la tecnica e perfezionandone il carattere. I risultati spesso più che sportivi sono quelli interiori; si riesce sempre di più a capire gli altri (dico sempre ai giovani che il karate è un’arte che si comincia da giovane ma i veri risultati si traggono da vecchi: vedi in quale sport a 60 anni si pratica attivamente?)”.
Ieri e oggi una valutazione di come è cambiato il karate-do.
“Ieri si lavorava con il corpo,oggi si lavora con la mente e lo spirito. Il karate non è cambiato, sono cambiati gli uomini perché non accettano i principi basilari ma ne modificano la pratica”.
Come vedi la relazione tra karate tradizionale e le gare di karate?
“Il karate tradizionale nella società moderna potrebbe diventare un mezzo per migliorare sia la vita personale sia il lavoro. Chi praticherà il karate in maniera continua avrà una vita migliore e un rendimento eccezionale sotto tutti gli aspetti.
“Karate tradizionale, il termine serve solo a classificare un’arte da un’altra, per chi non conosce il significato bisogna scindere l’ideogramma con cui viene scritta la parola kara-te. ‘Te’ vuol dire mano, cioè la parte materiale dell’arte, ‘kara’ è la parte mistica, l’essenza, il vuoto mentale: chi riesce a penetrare la conoscenza del kara diventa padrone dell’arte; per questo i più grandi maestri hanno impiegato una vita attraverso l’esercizio sia pratico sia mentale per la massima conoscenza del kara, che poi si trasformerebbe nel raggiungimento di un comportamento semplice e corretto della propria esistenza.
“Il karate tradizionale a differenza delle varie discipline derivate da esso serve a correggere il proprio carattere, a migliorare la propria vita e soprattutto a migliorare il rapporto con il prossimo.
"Il mio modo di pensare e di vedere le cose non sarebbe stato lo stesso di quello di oggi senza il karate tradizionale, e per questo devo dire grazie sempre al mio maestro ‘Hiroshi Shirai’, perché senza la sua guida ciò non sarebbe stato possibile.
“Il karate tradizionale è un’arte, non uno sport come tale non dovrebbe essere sottoposto a competizione (gare), ma alla continua ricerca attraverso esercizi mirati del ‘ki’ (energia interiore), della perfezione della forma; alla ricerca della concentrazione mentale e della velocità della tecnica; il tutto si può semplicemente dire armonia del corpo.