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C'era una volta... ieri!

di Franco Franchi

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Enzo Montanari – Il fascino del silenzio

Capita raramente che il protagonista di un racconto cinematografico ispirato all’arte marziale riesca veramente ad esprimere lo spirito, la dignità che accompagnano la nobile figura del samurai del Giappone medievale. Risultato, invece, mirabilmente raggiunto da chi ha scritto ed interpretato la saga di Itto Ogami, leggendario ronin, guerriero silenzioso e solitario, che attraversa il Giappone vincendo tutte le trappole micidiali di cui hanno disseminato il suo cammino i suoi terribili nemici. Un cammino lunghissimo alla ricerca di una verità che gli consentirà di presentarsi all’imperatore dopo aver depurato di ogni ombra la storia della sua vita. Una storia dietro la quale non è difficile scorgere la rappresentazione fabulatoria del tragitto verso la conoscenza che ogni uomo dovrebbe compiere nella costante ricerca di un’ascesi verso la perfezione.

Una figura ed una storia che si adattano in termini straordinariamente speculari ad Enzo Montanari che è sicuramente il più fedele interprete dell’idea marziale che la scuola di Shirai abbia espresso.

Atleta prestigioso sul piano dei risultati, esprimeva un vigore, una potenza, una determinazione selvagge. Ogni sua espressione agonistica era un ruggito di orgoglio, una riaffermazione individuale di volontà rabbiosa per dimostrare, soprattutto a se stesso, di aver dato tutto senz’altra bramosia se non quella di non doversi rimproverare un solo momento di debolezza

Scrisse qualcuno proprio su questa rivista: “Uomo di poche parole, rispecchia la massima zen “Colui che sa, non parla” essendo insufficiente la parola per esprimere determinati stati d’animo”. Sintesi molto efficace della personalità di Montanari che, sin dai tempi dei suoi fulgidi successi sportivi, aveva capito come il gesto di ogni specialità marziale altro non era se non la visualizzazione di concetti interiori. E già da quei giorni aveva colto i valori contingenti delle collocazioni politiche dei gruppi federali. Le circostanze organizzative determinano una sigla ma tutto questo non c’entra con le logiche marziali alle quali un maestro deve fare riferimento. Tutto questo, Enzo Montanari, che rimane un formidabile atleta sul piano fisico, riconosce con calma lucida e serena dando atto che le necessità sportive hanno rappresentato e rappresentano una componente fondamentale nel raccogliere attorno al karate tanti consensi. Ma, sotto questo profilo, l’allargamento della base non ha certamente contribuito a diffondere il messaggio spirituale che, come ogni altra disciplina marziale, portava con sé. Al quale, invece, Montanari è rimasto fedele percorrendo, come Itto Ogami, le difficili strade verso quelle verità che consentono di crescere e migliorare la propria individualità. Dissolto il gruppo con il quale aveva percorso la prima, luminosa, parte della sua strada, Montanari ha continuato il suo faticoso cammino solitario attento agli echi che gli venivano dalle altre valli senza, tuttavia, esserne distratto.

Chi lo ha seguito non lo ha fatto certamente cedendo alle lusinghe degli imbonitori. Il fascino maggiore del ronin nasce proprio dalla mistica del suo silenzio.

Per gentile concessione della rivista Samurai
Mese di Ottobre - Anno 1988
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