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Hirokazu Kobayashi, uno dei grandi

di Luca Ghinolfi

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Sensei, a che età ha cominciato a praticare le arti marziali?
“A quattro anni, indirizzato da mio padre: kendo, judo, karate e poi definitivamente l’aikido.
Le arti marziali sono arti tradizionalmente praticate dai componenti della mia famiglia”.

Che cosa l’ha spinto ad avvicinare il Maestro Ueshiba e l’Aikido?
“Subito dopo la guerra frequentavo assiduamente Miyasaka Sensei; un giorno mi disse che se volevo conoscere veramente la “Fonte” delle arti marziali dovevo avvicinare il Maestro Ueshiba e praticare la sua arte.
Le parole di Miyasaka mi crebbero molti dubbi e tensioni. Sapevo che Miyasaka Sensei non parlava mai invano e che le sue parole erano sempre da tenere in seria considerazione. Così dopo un certo periodo con la presentazione di Miyasaka Sensei andai al dojo del maestro Ueshiba. Indubbiamente Miyasaka Sensei mi conosceva bene perché come vidi Osensei i miei dubbi, le mie tensioni svanirono e capii che per me non poteva esserci che un’arte: l’Aikido”.

Ci vuole parlare un poco del Maestro Morirhei Ueshiba?
“Parlare di lui, tutte le parole sono limitative, mi creda.
Il Maestro Ueshiba era particolare nella percezione e nella tecnica, aveva senza dubbi raggiunto la “Fonte”.
A lui devo tutto e non trovo che una parola per definirlo: O-Sensei”.

Come sono stati i suoi anni di pratica con il Maestro Ueshiba e quali erano i ritmi di allenamento?
“Quando io ho iniziato il Maestro Ueshiba insegnava solo a 4 o 5 allievi. Ci si allenava duramente e spesso anche di notte.
La presenza di Osensei rendeva tutto “magico” ed affascinante, la stanchezza e le nostre problematiche scomparivano. Praticando con lui ci si rigenerava”.

Ha conosciuto Jigoro Kano e Gichin Funakoshi?
“Sì li ho conosciuti molto bene.
Sono da annoverare tra i grandi, lo dimostra la strada che hanno tracciato e ciò che ci hanno lasciato.
Di loro posso aggiungere che sono stati anche grandi educatori, chi praticava con loro si trasformava.

Che cosa differenzia l‘Aikido dalle altre arti marziali?
“L’Aikido è una questione di cuore, di sentire, di rispetto e di intuito, non vi sono norme o forme catalogate, tutto è lasciato alla creatività.
È difficile spiegare ciò, ma ragionando con il cuore anziché con la mente si riesce a comprendere”.

Qual’è la filosofia che sta alla base dell’Aikido?
“L’Aikido non è una religione, l’Aikido è una scuola di vita mediante la quale si cerca di arrivare all’Essenziale.
Nell’Aikido come è stato detto non ci sono tecniche codificate perché tutto cambia, le tecniche che ho fatto durante lo stage sono già superate, morte.
Ogni momento, ogni gesto segnava una nuova nascita. Il praticante deve percepire questo continuo mutamento, questo divenire e porsi nei confronti di tutti e di tutto con molta responsabilità e rispetto”.

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