di Ferdinando Balzarro
Per tutte quelle scelte che possiamo definire importanti per non dire vitali.
A ottomila metri di quota la temperatura scende a meno trentacinque gradi. L’ossigeno puro, erogato dalla maschera che aderisce a bocca e naso, previene le due reazioni psico-organiche di segno opposto che possono verificarsi in carenza di aria respirabile. Una di queste conferisce un incongruo e subdolo stato di benessere al quale si accompagna la propensione a sottovalutare gli oggettivi pericoli ambientali e quindi dar vita a comportamenti inadeguati dalle conseguenze imprevedibili. L’altra induce a una sensazione di spossatezza generale, enorme difficoltà di concentrazione, nausee e vertigini, desiderio di abbandono, voglia di rinuncia. La porta assiale del grande C 130 dell’Aeronautica militare, già da un po’ di minuti è spalancata, la sua rampa grigia sulla quale si è subito formato il ghiaccio della condensa, si estendeper alcuni metri oltre la carlinga, in pieno vuoto; tutt’intorno solo cielo di un intenso color cobalto, poco più in alto cirri sfrangiati da tesi venti di quota riverberano i raggi del sole e sotto, molto sottile e simile a una breve filigrana d’argento, la pista dell’aeroporto sul quale i miei compagni e io cercheremo di atterrare. Non dipende solo da noi, non riguarda solo la capacità di manovrare i comandi del nostro paracadute: un ritardo nell’ordine di uscita, un’improvvisa raffica, una turbolenza inaspettata e tutto può complicarsi, rendere ardue o addirittura impraticabili le normali procedure di avvicinamento al campo attorno al quale cominciamo già a scorgere il verde intenso delle foreste e il lento serpeggiare dei larghi fiumi fangosi.
Ma la cosa più sorprendente che caratterizza gli attimi carichi di tensione che precedono un evento tanto straordinario e colmo di incertezza quale può essere un lancio nel vuoto è proprio l’incredibile e a tratti incosciente determinazione a compiere quell’atto irripetibile sulla ci ineluttabilità non si nutrono dubbi. In effetti sono convinto che nella vita di ogni uomo, prima o poi, si affacci quella singolare esperienza alla quale né il suo istinto, né la sua indole, né perfino la sua volontà potranno opporsi. Ciò, ovviamente, vale nelle circostanze in cui caso o fortuna impongono di compiere una scelta. Si pensi, per esempio, a quelle più comuni come lo spossarsi, o avere uno o più figli, o intraprendere determinati studi, oppure occuparsi di quel dato lavoro, o dell’attività sportiva alla quale dedicare il proprio tempo libero… mi pare quindi plausibile estendere il concetto di “salto nel vuoto” a tutte quelle scelte che possiamo definire importanti per non dire vitali.
Proviamo a pensarci! Proviamo a immaginare, tra le innumerevoli e forse dimenticate o rimosse strade sino a oggi intraprese o anche solo imboccate e presto abbandonate, quali di esse ha veramente impresso la svolta decisiva, e dato l’indirizzo definitivo e marchiato a fuoco la nostra esistenza. In pratica quella che ha condizionato e ancora condiziona la parte più profonda del nostro carattere. Non so quanto ce ne siamo resi conto, ma per ognuna di quelle scelte corrispondevano altrettanti salti nel vuoto.
|